giovedì 21 agosto 2025

La Repubblica delle banane in Italia

 Costantemente mi pongo la domanda se la BANALIZZAZIONE DELLE INFORMAZIONI (compresa la medicina) nasca dal collegamento tra il Popolo delle Banane e il livello di Stupidità.

Analisi: la BANALIZZAZIONE è il processo dove un argomento serio, complesso o profondo viene svuotato di significato, reso superficiale e semplificato con slogan persuasivi. Il Popolo delle banane mi evoca nella mente un insieme di persone sciocche, frivole o poco serie che vivono in un paese instabile, corrotto o governato in modo ridicolo.

L'assonanza tra BANANE e BANALITÀ ha una radice sonora simile ("ban") che può far scattare un'associazione mentale ironica e satirica. Il legame con la STUPIDITÀ indica che il popolo tratta tutto con superficialità o ignoranza. Dal professionista all'operaio la parola d'ordine è "TUTTO VA BENE".   Dato che non si può dare dello stupido ad una persona che si crede intelligente, con un gioco linguistico si può creare un ponte ironico tra i due concetti. È un modo elegante per descrivere una società che tratta tutto con leggerezza e superficialità per la gioia del "VENTISETTISTA" che vive e lavora pensando al giorno di paga.

Osserviamo la realtà: la popolazione è adagiata nella Comfort zone del benessere e sui beni effimeri. L'Italia pur avendo potenziale, si comporta come se fosse governato da improvvisatori, dove le istituzioni sono teatrali e non solide nella giungla della retorica. Fino alle ultime elezioni i Governi sono cambiati come le stagioni, gli scandali politici sono ciclici e tutto è pervaso da un malcontento trasversale diffuso in tutti i settori di sfiducia nelle istituzioni.

Gli italiani hanno accettato un “quieto vivere” dove auto, smartphone, vacanze sono più importanti della partecipazione civica. Il consumismo nei centri commerciali sostituisce l’impegno negli eventi culturali e, fondamentale, la lamentela sostituisce l’azione. I social media, reality e influencer spostano l’attenzione dal contenuto alla superficie trasformando qualsiasi dibattito in uno  spettacolo effimero con la ciliegina delle distrazioni pubblicitarie. Questa è la CULTURA DELL'APPARENZA. Belli fuori, malati dentro.

Di chi è la colpa? del popolo? Non si può solo puntare il dito. Il sistema educativo, i mass-media, la politica stessa hanno contribuito a scoraggiare il pensiero critico, a frammentare l'informazione e trasformare il cittadino in uno spettatore che mangia croccantini davanti alla TV, nonché amante dello zapping sull'effimero.

Esiste però di fronte a questa involuzione una resistenza e un controbattere. Ci sono movimenti, giovani, intellettuali, artisti che non ci stanno. Personalmente ringrazio "La Repubblica delle Banane” perché in mezzo a tanta banalizzazione avere un cervello libero di critica ed analisi mi serve per risvegliare la mia coscienza contro il torpore dilagante ed ubiquitario.

Il "Degrado bananaio" attuale è la fotografia sociale di un popolo arroccato nel proprio orticello, lamentoso e ipnotizzato dalla propaganda. Prima dell'entrata nell'euro esistevano divergenze di opinione anche violente, oggi la propaganda mediatica ha polarizzato le idee su un unico canale e la censura colpisce i pensatori che hanno il DUBBIO. 

La natura umana porta a creare il proprio orticello sia come rifugio che prigione per tutelare il propio benessere. IO NEGLI ANNI 70-90, quando la lira permetteva la flessibilità economica e il mercato interno era protetto, ho costruito la mia famiglia con quattro figli, la casa di proprietà, i risparmi e la pensione fiducioso di un continuo progresso equo e solidale. OGGI quel benessere è sparito e le briciole vanno difese a tutti i costi. Ogni giorno si teme il nuovo che è sempre peggiorativo! La mia vita, e di tante altre persone che percepiscono l'oppressione dei "BANANAI", è alla giornata dove ogni novità può essere una minaccia. La mia non è una lamentela, ma una analisi triste e preoccupante che merita azione. Sono scettico sulle proposte di risvegliare le coscienze per ridurre la diseducazione civica perché la considero un’utopia da salotto.

Allora? Io punto alla minoranza pensante! Esiste in Italia una piccola percentuale di individui tra il 10-30% che si sente sotto pressione. La caratteristica di questo gruppo è la frammentazione e la non coesione. C'è chi pensa, chi critica, chi cerca alternative ma sempre in solitudine. Anche i movimenti sono sparsi, divisi da ideologie, ego, o semplicemente dalla fatica di vivere. Alla ricerca della sopravvivenza quotidiana contro il precariato, il costo della vita, la burocrazia oppressiva,  tutto spinge verso una vita difensiva. L'Assenza di spazi comuni è un aggravante che ostacola le minoranze per incontrarsi, confrontarsi, costruire.

NON c’è speranza? Per quel 70% di italiani asseverati nel Popolo delle Banane non c'è nessuna speranza. Il loro destino è segnato.

La SPERANZA appartiene alla minoranza pensante, sia singoli individui che gruppi di persone. Per rendere la comunità coesa è di sfruttare quelli che sembrano i punti deboli: frammentarietà, isolamento, emarginazione. Quello che serve è una RETE DECENTRALIZZATA VIRTUALE. Chi è dentro è interconnesso e la diversità delle idee, dei beni e dei servizi è circolare e fruibile da tutti. Il WEB e le BLOCKCHAIN sono lo strumento per le connessioni tra chi pensa, chi crea, chi agisce. Anche se invisibili, possono generare cambiamento della Qualità della Vita.